Il sistema
educativo italiano è spesso criticato per la sua inefficienza, la sua rigidità
e la sua scarsa capacità di valorizzare i talenti e le potenzialità dei
giovani. Molti studenti si sentono frustrati, demotivati e privi di opportunità
di crescita personale e professionale. Alcuni di loro decidono di abbandonare
gli studi, altri di proseguire all'estero, in cerca di condizioni migliori.
Un esempio
emblematico di questo fenomeno è quello dei cervelli in fuga, ovvero dei
laureati e dei ricercatori che lasciano l’Italia per lavorare in Paesi più
avanzati e competitivi nel campo della scienza, della tecnologia e
dell’innovazione. Secondo il Referto sul sistema universitario 2021
della Corte dei Conti, tra il 2008 e il 2020 sono ufficialmente espatriati
dall'Italia 355mila giovani tra 25-34 anni e circa 96mila coetanei sono
rimpatriati.
Tra le cause
principali di questa emorragia di risorse umane di alto valore ci sono le
difficoltà di accesso e di permanenza nel mercato del lavoro, la precarietà e
la bassa remunerazione delle carriere accademiche, la scarsa qualità e la
limitata disponibilità dei finanziamenti alla ricerca, la mancanza di incentivi
e di riconoscimento del merito, la burocrazia e la rigidità delle strutture
universitarie.
Un caso esemplare
è quello di Giacomo Gorini, un virologo di 35 anni che ha lavorato in
prestigiose università come Cambridge, Harvard e Oxford, sui vaccini Covid, e
che ha collaborato con Anthony Fauci per il governo americano. Gorini è
uno dei tanti ex studenti del professor Roberto Burioni, noto virologo e
divulgatore, che ha fatto scalpore per aver bocciato 398 studenti (su 408) alla
facoltà di Medicina del San Raffaele di Milano.
Gorini ha
raccontato al Corriere della Sera il suo rapporto con Burioni, che lo ha
bocciato anche lui al pre-test di virologia, ma che lo ha anche ispirato e
motivato a seguire la sua passione per la materia. Gorini ha elogiato Burioni
per il suo magnetismo, la sua passione e la sua capacità di spiegare concetti
complicati con esempi semplici. Tuttavia, ha anche ammesso che l’Italia
non è un Paese accogliente per i giovani e per i ricercatori, e che per questo
ha preferito andare all'estero.
La fuga di
cervelli dall'Italia è un problema grave, che impoverisce il nostro tessuto
sociale e culturale, e che compromette il nostro sviluppo economico e la nostra
competitività internazionale. Per contrastare questo fenomeno, è necessario
intervenire su diversi fronti, tra cui:
- Riformare il sistema
educativo, rendendolo più flessibile, inclusivo, orientato al mercato del
lavoro e al merito, e in grado di offrire opportunità di formazione
continua e di aggiornamento professionale.
- Aumentare i finanziamenti
alla ricerca, sia pubblica che privata, e garantire una maggiore
trasparenza, efficienza e qualità nella loro gestione e nella loro
valutazione.
- Valorizzare le carriere
accademiche, offrendo contratti stabili, salari adeguati, incentivi alla
mobilità e al rientro, e riconoscimento del prestigio e dell’impatto delle
pubblicazioni e dei progetti.
- Favorire la collaborazione
tra università, imprese, enti di ricerca e istituzioni, creando reti,
sinergie e opportunità di trasferimento tecnologico e di innovazione.
- Sostenere i giovani talenti,
offrendo loro borse di studio, prestiti d’onore, agevolazioni fiscali,
servizi di orientamento e di tutoraggio, e facilitando il loro accesso al
credito, all'impresa e alla casa.
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