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Lasciati indietro: i bambini delle baraccopoli italiane


In Italia, nel 2024, ci sono ancora migliaia di bambini che vivono in baraccopoli, in condizioni di estrema povertà e marginalità. Sono i bambini delle periferie esistenziali, come le chiama monsignor Di Pietro, vescovo di Nicosia e presidente della Caritas italiana, che ha visitato alcuni di questi insediamenti abusivi a Messina, Catania, Palermo e Reggio Calabria.

Sono bambini che non hanno diritto a un’abitazione dignitosa, a un’istruzione adeguata, a una sanità accessibile, a una sicurezza sociale. Sono bambini che non hanno futuro, che sono esclusi dallo sviluppo e dalla cittadinanza. Sono bambini che sono lasciati indietro, dimenticati dalle istituzioni e dalla società.

Questo è un fenomeno inaccettabile, che viola i diritti umani e i principi della Costituzione. È assurdo che in un Paese civile e democratico come l’Italia esistano ancora delle favelas, dove si accumulano rifiuti, malattie, violenze, sfruttamento. È assurdo che in un Paese ricco e solidale come l’Italia ci siano ancora delle persone che non hanno neanche l’acqua potabile, la luce elettrica, il riscaldamento.

Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa realtà. Dobbiamo agire, con urgenza e responsabilità, per garantire a questi bambini e alle loro famiglie una vita degna e una speranza. Dobbiamo intervenire, con coraggio e determinazione, per eliminare le baraccopoli e promuovere il recupero e la riqualificazione delle periferie. Dobbiamo coinvolgere, con dialogo e partecipazione, le comunità locali e le organizzazioni sociali, per creare una rete di solidarietà e di inclusione.

Questo è il nostro dovere, come cittadini, come cristiani, come esseri umani. Non possiamo permettere che ci siano dei bambini lasciati indietro. Non possiamo permettere che ci siano dei bambini senza futuro. Non possiamo permettere che ci siano dei bambini senza sorriso.

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