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ChatGPT come "terapeuta": il conforto digitale e il vuoto umano

Perché i giovani si affidano all'intelligenza artificiale e cosa possiamo fare per non lasciarli soli Nel cuore della notte, tra le pieghe digitali di una stanza silenziosa, migliaia di ragazzi e ragazze sussurrano pensieri che nessuno ha voluto ascoltare. Non alzano la voce, non urlano, non chiedono aiuto a squarciagola. Digitano. E scrivono a una presenza che non dorme mai, che non giudica, che non scappa. Parlano con una macchina. Ma non lo fanno perché credano che essa sia viva. Lo fanno perché non c'è più nessuno, tra i vivi, disposto a restare in ascolto. Così cresce una nuova forma di conforto: un conforto algoritmico . Sempre più giovani lo cercano. Non si fidano del terapeuta in carne e ossa, del padre che tace, della madre che ha paura di vedere, degli amici che hanno troppa fretta. E allora, ogni notte, fanno domande precise, ferite, affamate. "Perché ho questo vuoto?", "Sto impazzendo?", "Perché mi fa così male l'amore?" I dati pa...

PERUGIA, 13ENNE SI TOGLIE LA VITA DOPO CHE I GENITORI LE HANNO TOLTO IL CELLULARE: DI CHI È LA COLPA?

Un’altra vittima del cellulare: una tragedia che si poteva evitare con regole più severe e un intervento deciso da parte delle istituzioni.

Un’altra vittima del cellulare: una tragedia che si poteva evitare con regole più severe e un intervento deciso da parte delle istituzioni.

Il tragico suicidio di una ragazza di 13 anni a Perugia, dopo un litigio con i genitori che le avevano tolto il cellulare, scuote l’opinione pubblica. Ma chi è davvero il responsabile di questa tragedia? È il momento di puntare il dito contro chi permette che i dispositivi smart, autentiche armi di distruzione emotiva, finiscano nelle mani dei nostri figli, senza alcun controllo. La colpa è dei genitori, certo. Ma è anche di una governance che, con una passività sconcertante, non aiuta a prevenire questo disastro sociale.

Dal 2023, con "Lasciato Indietro" (Armando Ed.), ho denunciato la gravità dell’uso degli smartphone tra i minori, equiparandolo alla dipendenza da alcol e tabacco. È inaccettabile continuare a chiudere gli occhi davanti ai danni psicologici che questi dispositivi provocano, per poi piangere i nostri giovani quando è troppo tardi. I genitori, lasciati soli e senza supporto, cercano di imporre regole, ma la società e le istituzioni non fanno nulla per proteggerli, lasciando che lo smartphone diventi un’estensione del corpo dei ragazzi, sin dalla tenera età.

Uno smartphone alla Prima Comunione? Fuori luogo e dannoso. Non è solo una questione di utilizzo incontrollato. Regalare uno smartphone alla Prima Comunione, come se fosse un semplice giocattolo, è una pratica assurda e sconsiderata. Un dono che non ha alcun legame con l’impegno di fede che questo momento dovrebbe rappresentare. Dove sono finiti i valori? Come possiamo pretendere che i nostri figli crescano con equilibrio e spiritualità, se li premiamo con strumenti che li isolano dalla realtà e li intrappolano nel mondo virtuale?

Vintage phone: la vera soluzione: Dalle scuole medie in poi, se proprio c’è necessità di un dispositivo per motivi di sicurezza e comunicazione, un telefonino vintage, con chiamate e SMS illimitati, è più che sufficiente. Non serve uno smartphone, non serve internet sempre in tasca. Serve responsabilità da parte dei genitori e un intervento forte da parte del governo, che finalmente vieti l’uso degli smart device sotto i 18 anni, così come già accade per alcol e tabacco.

Genitori, istituzioni: svegliatevi! La tragedia di Perugia non è solo un singolo evento drammatico. È la punta dell’iceberg di una crisi che abbiamo sottovalutato troppo a lungo. I genitori devono smettere di sentirsi in colpa per aver provato a imporre delle regole, ma devono essere consapevoli che è arrivato il momento di dire basta agli smartphone per i minori. E il governo? Deve intervenire subito, con leggi chiare e sanzioni severe per chi non rispetta il divieto.

Basta chiudere gli occhi. La vita dei nostri figli è in pericolo. È tempo di agire.

Non c'è notte tanto lunga da impedire al sole di risorgere il giorno dopo." — Jim Morrison


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