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Guerra Israele Palestina: io c’ero, dalla Shoah a Gaza la fiamma che non si spegne

Dalla Nakba del 1948 al 7 ottobre 2023, la mia testimonianza personale tra missioni, sirene e memorie custodite Oggi sento il bisogno di dirlo con chiarezza. Leggo, ascolto, osservo il dolore che ancora scorre in Medio Oriente, e non posso restare in silenzio. Ho visto la guerra con i miei occhi, l’ho respirata sulla pelle. E da militare so che ogni conflitto non nasce mai dal nulla: ha radici, responsabilità precise, scelte che hanno portato a sangue e distruzione. Quella tra Israele e Palestina non è un fulmine a ciel sereno. È una miccia accesa quasi ottant’anni fa, e da allora brucia senza sosta.  Le radici: 1945-1948.  Tutto comincia con la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sei milioni di ebrei sterminati nei campi di concentramento. I sopravvissuti cercano una patria sicura. La Palestina, sotto mandato britannico, diventa il punto di approdo. L’immigrazione cresce rapidamente: dal 6% della popolazione nel 1918 al 33% nel 1947. Gli arabi palestinesi reagiscono. Già n...

Scrivere al Futuro: Il ruolo dell'intelligenza artificiale oltre la scienza

Come l’AI sta cambiando la scrittura e perché il suo sviluppo non può essere lasciato solo agli scienziati.

Il recente articolo pubblicato su "Foreign Policy" dal titolo "The Science of AI is Too Important to Be Left to the Scientists", porta alla luce una questione di fondamentale importanza: l'intelligenza artificiale (AI) non può essere controllata esclusivamente dagli scienziati. La sua influenza oggi va ben oltre i confini della ricerca scientifica, penetrando nelle sfere economiche, sociali e politiche. Questo pone una sfida epocale: se da una parte l'AI è stata una rivoluzione, dall'altra dobbiamo riconoscere la necessità di un approccio multidisciplinare, dove scienza, etica e filosofia lavorino insieme per indirizzarne gli sviluppi futuri.

Nel mio saggio "Scrivere al Futuro" (disponibile on line), esploro come l'AI stia non solo rivoluzionando la scienza, ma anche la creatività umana e la scrittura. Il concetto che l'AI non debba rimanere nelle mani di una élite tecnica è centrale per costruire un futuro dove la tecnologia non sia un'arma di potere, ma uno strumento per ampliare la democrazia, coinvolgendo la società nel suo insieme.

L'AI e la scienza: non solo un monopolio tecnico. Uno degli spunti fondamentali dell'articolo di Foreign Policy riguarda il fatto che lo sviluppo dell'AI è fortemente condizionato dall'accesso alle immense risorse tecnologiche. Aziende come Google e Microsoft stanno letteralmente guidando l'innovazione nel settore. Con la crescente integrazione tra AI e tecnologia, la capacità di creare sistemi potenti è ormai riservata a pochi colossi tecnologici, che dominano il mercato non solo grazie alla potenza computazionale, ma anche attraverso l'enorme mole di dati digitali accumulati nel corso degli anni.

Questa dipendenza da infrastrutture aziendali solleva numerose preoccupazioni. Se lasciamo che siano solo pochi grandi gruppi a controllare il destino dell'AI, rischiamo di costruire un futuro tecnologico che amplifica le disuguaglianze sociali. Per questo motivo, è necessario che l'intero ecosistema AI venga regolamentato e che le voci di diversi attori sociali e politici vengano integrate nel dibattito, per garantire una gestione etica e trasparente del progresso tecnologico.

Scrittura al Futuro: AI e creatività umana. Nella mia opera "Scrivere al Futuro", spiego come l'AI, lungi dall'essere una minaccia per la creatività, rappresenti un'opportunità senza precedenti. Se usata correttamente, questa tecnologia può aiutare scrittori, giornalisti e creativi ad esplorare nuovi orizzonti. Il processo di scrittura, potenziato dall'AI, non diventa più un semplice atto individuale ma si trasforma in una collaborazione dinamica tra l'uomo e la macchina, capace di accelerare le fasi di ricerca, analisi e redazione.

La mia visione è che l'AI possa diventare uno strumento in grado di affiancare l'intuizione umana, senza mai sostituirla. Questo significa anche che gli scrittori del futuro dovranno adattarsi a questa nuova realtà, trovando nuovi modi per mantenere la propria creatività al centro del processo. In questo modo, l'AI non sarà una minaccia per i mestieri creativi, ma una risorsa per amplificarli.

La necessità di un approccio multidisciplinareProprio come affermato nell'articolo di Foreign Policy, l'AI non deve essere lasciata esclusivamente ai tecnici. Il suo impatto pervade molti ambiti della nostra vita quotidiana, dalle scelte economiche ai processi democratici, passando per il mondo accademico. Per questo, è cruciale che esperti di diverse discipline lavorino insieme. Filosofi, giuristi, economisti e rappresentanti della società civile devono essere coinvolti nella regolamentazione e nello sviluppo di questi strumenti, affinché la loro applicazione non venga distorta a fini esclusivamente commerciali o di controllo.

Nel mio saggio, sottolineo l'importanza di mantenere viva l'interazione tra intelligenza artificiale e umanità, un concetto che va ben oltre il semplice sviluppo tecnologico. L'AI può essere il motore di un futuro sostenibile solo se ancorata ai valori etici e ai bisogni reali delle persone.

In conclusione, la sfida del futuro non sarà solo tecnologica, ma anche e soprattutto etica e sociale. L'articolo di Foreign Policy e il mio saggio "Scrivere al Futuro" convergono sulla necessità di una governance più aperta e democratica dell'AI. Non possiamo permetterci che queste tecnologie siano monopolizzate da pochi o che diventino strumenti di potere non controllato. Dobbiamo scrivere il nostro futuro insieme, uomini e macchine, per garantire un domani in cui la tecnologia sia al servizio dell’umanità, e non viceversa.

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