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ChatGPT come "terapeuta": il conforto digitale e il vuoto umano

Perché i giovani si affidano all'intelligenza artificiale e cosa possiamo fare per non lasciarli soli Nel cuore della notte, tra le pieghe digitali di una stanza silenziosa, migliaia di ragazzi e ragazze sussurrano pensieri che nessuno ha voluto ascoltare. Non alzano la voce, non urlano, non chiedono aiuto a squarciagola. Digitano. E scrivono a una presenza che non dorme mai, che non giudica, che non scappa. Parlano con una macchina. Ma non lo fanno perché credano che essa sia viva. Lo fanno perché non c'è più nessuno, tra i vivi, disposto a restare in ascolto. Così cresce una nuova forma di conforto: un conforto algoritmico . Sempre più giovani lo cercano. Non si fidano del terapeuta in carne e ossa, del padre che tace, della madre che ha paura di vedere, degli amici che hanno troppa fretta. E allora, ogni notte, fanno domande precise, ferite, affamate. "Perché ho questo vuoto?", "Sto impazzendo?", "Perché mi fa così male l'amore?" I dati pa...

"Di queste case, solo rovine mute. Di questi volti, nemmeno l’ombra."

Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro"

Questa poesia fa parte della raccolta L'Allegria di Giuseppe Ungaretti.

📜 Di queste case  

non è rimasto  

che qualche  

brandello di muro.

Di tanti  

che mi corrispondevano  

non è rimasto  

neppure tanto.

Ma nel cuore  

nessuna croce manca.  

È il mio cuore  

il paese più straziato.

Giuseppe Ungaretti

🌌 Nota Esplicativa:

In questi versi, Ungaretti racconta un dolore che diventa memoria viva, indelebile. La desolazione delle "case" e di chi non risponde più rappresenta le perdite inevitabili della vita, lacerazioni che ci segnano senza lasciare traccia fisica ma con un impatto profondo sul cuore. È proprio il cuore a raccogliere ogni croce, ogni frammento di ciò che è stato e che non è più.  

In "Lasciato Indietro" (disponibile on line in vari formati ), il protagonista porta con sé ogni persona e ogni esperienza vissuta, senza però cedere all'amarezza. Il racconto parla di trasformare il dolore in forza, di costruire una vita sulle rovine, proprio come Ungaretti fa con le parole. Ogni cicatrice diventa un mattone, un simbolo di resistenza e di capacità di andare avanti.

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