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LASCIATI INDIETRO: L'ASSENZA DI EMPATIA CHE CI SOFFOCA IN ITALIA

L’esperienza drammatica di un viaggio in treno trasformato in un incubo. Mancanza di empatia, caos organizzativo e sicurezza inesistente: un sistema che ignora chi resta indietro.

Quando viaggi in treno, ti aspetti che le cose funzionino. Almeno nelle situazioni normali. Ma cosa succede quando tutto va storto? Ieri, l’ennesimo disastro ferroviario sulla tratta Roma-Civitavecchia, con più di due ore di ritardo per via di un guasto ai cavi. Ma la vera tragedia non è stata il ritardo stesso. È stata la totale mancanza di empatia e assistenza per i passeggeri lasciati senza acqua, senza informazioni adeguate e senza un minimo di umanità da parte degli operatori.

Il disastro ha scatenato il caos: Gli sportelli delle biglietterie erano presi d'assalto, e le forze dell'ordine erano più preoccupate di proteggere gli impiegati che i viaggiatori stremati. Oggi siamo nell'era dell'IA eppure le applicazioni erano bloccate, nessun notifica o email che avvisava del disagio, nessun cambio di treno automatico. Le lounge VIP, semi-vuote, erano inaccessibili se non avevi pagato per la prima classe. Nessuno ha pensato di offrire una sedia o un riparo a chi era costretto a sedersi per terra, anziani e bambini compresi. Era chiaro: chi non ha i mezzi per pagare di più viene lasciato indietro.

Un sistema malato su più fronti: Ma la situazione ferroviaria è solo una delle molte facce di un problema sistemico. L'Italia è un Paese che "lascia indietro" i suoi cittadini in molte altre situazioni simili, dove regnano il disinteresse e la totale mancanza di preparazione.

Le autostrade e il disinteresse per la manutenzione: Prendiamo ad esempio chi viaggia in auto. Le autostrade italiane, soprattutto in alcune regioni, sono un disastro in termini di manutenzione. Buche, crepe, tombini intasati che non vengono mai puliti adeguatamente, ponti che crollano senza preavviso. E quando arriva la pioggia o, peggio, una calamità naturale come un’alluvione, il disastro è assicurato. Auto intrappolate, strade sommerse dall’acqua e zero piani di emergenza. Si assiste sempre alla stessa scena: automobilisti bloccati in coda per ore, nessuno che si preoccupi di deviare il traffico o dare informazioni utili. Sei solo contro la natura e contro un sistema che non è mai pronto. Ancora una volta, "lasciati indietro".

Il calvario degli aeroporti: E cosa dire dei viaggiatori aerei? Anche qui, la situazione non è molto diversa. Voli cancellati all'ultimo momento, ritardi inspiegabili, e una gestione delle emergenze che lascia a desiderare. Ricordi l’ultima volta che un volo è stato cancellato e sei stato costretto a passare la notte in aeroporto senza che nessuno ti offrisse un minimo di assistenza? File interminabili ai banchi dell’assistenza, con operatori rigidi e intransigenti, incapaci di fornire soluzioni reali. E se hai la "fortuna" di prendere un volo in ritardo, ti aspetta la beffa di dover fare lunghe file ai controlli di sicurezza, senza che nessuno si preoccupi del disagio che stai subendo. Come sempre, il problema è la mancanza di empatia, la totale assenza di un trattamento umano nei confronti dei passeggeri. Si parla spesso di "cliente al centro", ma la realtà è ben diversa. Anche qui, sei semplicemente un numero, un altro "lasciato indietro".

Le calamità naturali: nessun piano per chi è in pericolo. E quando arrivano le calamità naturali? Qui la situazione diventa ancora più grave. Non possiamo dimenticare i terremoti, le alluvioni, i dissesti idrogeologici che ciclicamente colpiscono il nostro Paese. Ogni volta, il copione è lo stesso: nessuna prevenzione, nessuna manutenzione, e una gestione delle emergenze che si rivela ogni volta inadeguata. Pensiamo ai fiumi che straripano perché i letti non vengono dragati, alle frane che devastano intere comunità perché i versanti non sono stati messi in sicurezza. E quando il disastro è ormai avvenuto, ci troviamo a contare i morti e a vedere le immagini dei soccorsi che arrivano troppo tardi. Anche qui, chi non ha mezzi o risorse viene lasciato indietro. È come se fossimo tutti sospesi su una trappola pronta a scattare al primo segnale di emergenza, senza che nessuno si preoccupi di mettere in campo strategie efficaci di prevenzione e gestione.

Perché manca sempre un piano? Quello che lascia più increduli è l’assenza di piani di emergenza adeguati in situazioni che, in un Paese civile, dovrebbero essere affrontate con tempestività e organizzazione. È possibile che nessuno pensi mai ad avere a disposizione acqua, sedie pieghevoli, cordoni di sicurezza? È davvero così difficile pianificare delle misure minime per garantire un po' di dignità alle persone in difficoltà?

Si parla tanto di tecnologia e innovazione, ma la verità è che, nei momenti di crisi, ci ritroviamo ancora a subire l'inefficienza e l’impreparazione di un sistema che non ha imparato nulla dagli errori del passato. Un sistema che non si preoccupa di prevenire, ma solo di tamponare i danni quando ormai è troppo tardi. E chi ne paga le conseguenze sono sempre gli stessi: i cittadini, i viaggiatori, quelli che, a differenza di chi gestisce queste situazioni dall’alto, non possono permettersi di sbagliare.

La sicurezza, un altro capitolo buio: C'è poi il problema della sicurezza, un tema sempre più cruciale in tempi di allarme terrorismo. Tornando al caso ferroviario di ieri, mi chiedo: bastava davvero un malintenzionato per trasformare quel caos in una strage. Eppure, non c'era nessuno a vigilare sul sovraffollamento, nessuno a controllare se tutto fosse sotto controllo. Forze dell'ordine presenti, sì, ma più preoccupate a mantenere una distanza di sicurezza dagli impiegati piuttosto che a gestire una folla esasperata e senza informazioni. Queste sono situazioni in cui un piano di emergenza chiaro, che preveda evacuazioni sicure e controllo dei flussi di persone, potrebbe fare la differenza tra un disastro evitato e una tragedia.

Una realtà che grida vendetta: Le situazioni che ho descritto non sono casi isolati, sono la norma. Viviamo in un Paese che ci lascia indietro ogni giorno. Nelle autostrade, negli aeroporti, nelle ferrovie, nelle città colpite da calamità naturali. Ci troviamo abbandonati a noi stessi, senza un sistema che ci protegga o ci garantisca un minimo di assistenza.

Il problema è sempre lo stesso: mancano empatia, organizzazione e una vera volontà di prendersi cura delle persone. Non è solo una questione di infrastrutture, è un problema di mentalità, di un sistema che non mette al centro il cittadino, ma lo lascia indietro.

"Lasciato Indietro" (su Amazon in varie edizioni), un faro su questo fenomeno sociale: Questa realtà di disinteresse e abbandono è la stessa che ho voluto raccontare nel mio libro, "Lasciato Indietro". Una storia che non parla solo di ritardi o guasti tecnici, ma di persone che si sentono invisibili, dimenticate, lasciate indietro. Se vuoi comprendere meglio questo fenomeno sociale, ti invito a leggere il libro. Insieme, possiamo fare luce su una situazione che non possiamo più ignorare.

"Il vero indicatore di civiltà è il modo in cui una società tratta i suoi membri più vulnerabili." — Mahatma Gandhi


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