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ChatGPT come "terapeuta": il conforto digitale e il vuoto umano

Perché i giovani si affidano all'intelligenza artificiale e cosa possiamo fare per non lasciarli soli Nel cuore della notte, tra le pieghe digitali di una stanza silenziosa, migliaia di ragazzi e ragazze sussurrano pensieri che nessuno ha voluto ascoltare. Non alzano la voce, non urlano, non chiedono aiuto a squarciagola. Digitano. E scrivono a una presenza che non dorme mai, che non giudica, che non scappa. Parlano con una macchina. Ma non lo fanno perché credano che essa sia viva. Lo fanno perché non c'è più nessuno, tra i vivi, disposto a restare in ascolto. Così cresce una nuova forma di conforto: un conforto algoritmico . Sempre più giovani lo cercano. Non si fidano del terapeuta in carne e ossa, del padre che tace, della madre che ha paura di vedere, degli amici che hanno troppa fretta. E allora, ogni notte, fanno domande precise, ferite, affamate. "Perché ho questo vuoto?", "Sto impazzendo?", "Perché mi fa così male l'amore?" I dati pa...

Agio e Resilienza: Trovare la Serenità Dopo il Dolore

 "Lasciato Indietro" racconta come il viaggio attraverso la perdita e la ricostruzione porti, infine, alla conquista di un nuovo agio interiore.

La separazione non è solo una rottura tra due persone. È una frattura che coinvolge la casa, i legami, le abitudini. Inizialmente, vivere senza agio significa confrontarsi con tutto ciò che manca: la presenza dell’altro, dei figli, la stabilità di una routine, persino il silenzio familiare. In quel vuoto, ci si sente scomodi dentro e fuori, come se ogni cosa fosse fuori posto.
Superare il senso di abbandono significa imparare a convivere con il disordine e, pian piano, trovare un equilibrio. Per me, questo è avvenuto attraverso piccoli passi: imparare a gestire la casa, scoprire nuove passioni, dedicarmi a ciò che mi faceva stare bene.
In fondo, l’agio non è un punto di partenza, ma un punto di arrivo. Il paradosso è che solo quando perdiamo ciò che ci faceva sentire al sicuro, iniziamo davvero a comprendere il suo valore. 

Lasciato Indietro parla anche di questo: la trasformazione del dolore in resilienza, della perdita in un’opportunità per rinascere.

Se ti senti lasciato indietro, sappi che non sei solo. Il dolore può sembrare insopportabile, ma è anche un potente motore di cambiamento. Ogni piccolo passo verso l’agio – sia fisico che mentale – è una conquista. E un giorno, guardandoti indietro, vedrai non solo il percorso, ma la forza che hai trovato dentro di te.

Esiste un momento, dopo una separazione o una perdita, in cui tutto sembra sospeso. È come se il mondo intorno continuasse a girare, ma tu fossi rimasto fermo, lasciato indietro. In quel momento, la parola "agio" suona come un’illusione lontana, un lusso che sembra appartenere a qualcun altro.

Nel nostro racconto Lasciato Indietro, esploro il significato profondo di questo stato di smarrimento. Racconto il passaggio da una vita condivisa, apparentemente stabile, alla necessità di rimettere insieme i pezzi. In questo processo, il concetto di agio ha assunto per me una doppia valenza: da una parte, la sua assenza acuta e dolorosa; dall’altra, il desiderio di ricostruirlo.

In Lasciato Indietro, ho voluto raccontare questa sensazione. Non solo per condividere il dolore, ma per offrire uno spunto: che cosa succede quando accettiamo il caos come parte del nostro viaggio?

Ad esempio, ho iniziato a praticare yoga, un’attività che non solo mi ha insegnato a rilassarmi fisicamente, ma mi ha fatto riflettere su cosa significhi davvero essere "a proprio agio". Non è solo una questione di comodità materiale, ma di armonia interiore. È imparare a stare con sé stessi, anche quando tutto intorno sembra ostile.

Oggi, quando penso al concetto di agio, non lo associo più solo alla comodità esteriore. Lo vedo come la capacità di creare un ambiente che rispecchi ciò che siamo diventati. Può essere una casa più semplice, una routine più consapevole, o anche solo il tempo di fermarsi a respirare.

Il concetto di agio è centrale nel percorso descritto in Lasciato Indietro. È il simbolo di ciò che si perde durante una crisi personale, ma anche di ciò che si può riconquistare con il tempo e la determinazione.

Attraverso questo post, voglio trasmettere un messaggio positivo: la perdita non è definitiva, e il viaggio verso un nuovo agio può diventare una delle esperienze più trasformative della vita.

"Ciò che conta non è quanto perdiamo, ma quanto siamo disposti a costruire di nuovo."

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