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Taxgeddon: la Guerra Invisibile tra IA e i Lasciati Indietro

Normo.ai contro FiscoIA: un futuro in cui anche le tasse diventano un campo di battaglia tecnologico. E i piccoli contribuenti? Sempre più lasciati indietro.

Immagina una scena quasi surreale: da una parte, il tuo commercialista che consulta Normo.ai, una piattaforma di intelligenza artificiale progettata per ottimizzare la dichiarazione dei redditi. Dall’altra, l’Agenzia delle Entrate, che schiera la sua IA avanzata, pronta a scovare ogni minima incongruenza nei tuoi documenti fiscali. È uno scontro ad armi impari, o meglio, ad algoritmi impari. Qui si combatte il "Taxgeddon", una battaglia tecnologica in cui chi resta indietro, inevitabilmente, perde.

Il termine “Taxgeddon” l’ho introdotto in Lasciato Indietro per descrivere il disagio di tanti contribuenti che si trovano schiacciati da un sistema sempre più automatizzato e complesso.

Ma oggi il concetto può essere ampliato: non si tratta solo di tasse. Le guerre tra intelligenze artificiali stanno trasformando ogni settore, mettendo in discussione l’equità e l’accessibilità delle risorse tecnologiche.

Pensiamo, per esempio, alla sanità. Da un lato, abbiamo MedConsultIA, un’intelligenza artificiale che lavora al fianco dei medici, proponendo terapie personalizzate e soluzioni economicamente vantaggiose per i pazienti. Dall’altro, troviamo InsureMedIA, l’IA delle assicurazioni sanitarie, che analizza le prescrizioni e cerca di ridurre i rimborsi attraverso cavilli contrattuali. Chi ha il potere in questo caso? Non il paziente, che si ritrova nel mezzo di una guerra di dati e strategie, con il rischio di non ricevere le cure migliori o di dover affrontare battaglie legali che non può permettersi.

La stessa dinamica si verifica nel mercato del lavoro. JobSeekIA è un alleato prezioso per i candidati, ottimizzando curriculum e suggerendo risposte strategiche per aumentare le probabilità di assunzione. Ma le aziende rispondono con HireCheckIA, che analizza ogni dettaglio del candidato, spesso cercando incoerenze o punti deboli per escludere rapidamente chi non risponde ai parametri preimpostati. Il risultato? Molte persone si trovano escluse ancor prima di avere la possibilità di dimostrare il proprio valore, semplicemente perché non riescono a tenere il passo con la precisione di questi strumenti.

Le guerre tra IA si estendono persino all’e-commerce, un settore già ipercompetitivo. ShopSmartIA aiuta i consumatori a trovare il miglior prezzo possibile o a scovare promozioni nascoste. Nel frattempo, SellMaxIA lavora per i venditori, regolando i prezzi in tempo reale e proponendo strategie di upselling che rendono più difficile per i clienti risparmiare davvero. Anche qui, chi ha risorse limitate si trova in una posizione svantaggiata, costretto a fare compromessi o a rinunciare.

E poi c’è l’ambiente, dove GreenOptIA consiglia alle aziende come migliorare le loro performance ecologiche senza intaccare troppo il bilancio, mentre EcoRegIA, l’IA governativa, monitora e controlla ogni dichiarazione, pronta a colpire con multe e sanzioni chi non rispetta le normative. Il rischio? Piccole imprese o cittadini privi delle risorse per adeguarsi alle richieste tecnologiche possono trovarsi travolti da un sistema che sembra non lasciare spazio alla flessibilità umana.

Alla base di tutte queste dinamiche c’è una domanda cruciale: chi beneficia realmente di questa corsa all’automazione? La tecnologia è pensata per semplificare la vita, ma troppo spesso finisce per amplificare le disuguaglianze. Chi può permettersi le migliori IA si trova in vantaggio, mentre chi resta indietro – per mancanza di risorse economiche, di competenze tecniche o semplicemente di tempo – viene schiacciato da un sistema che non perdona errori.

Nel mondo del Taxgeddon, i “lasciati indietro” sono coloro che non possono accedere a strumenti sofisticati come Normo.ai. Sono piccoli artigiani, freelance, famiglie che già faticano a destreggiarsi tra scadenze e moduli fiscali. Quando dall’altra parte trovano un’IA come FiscoIA, che analizza ogni voce con precisione chirurgica, il risultato è un sentimento di impotenza e frustrazione. Ed è proprio questo che volevo sottolineare con il termine: una battaglia impari, in cui chi non si evolve viene inevitabilmente lasciato indietro.

Ma non è solo una questione di tasse. Le guerre tra IA rappresentano un fenomeno più ampio, che riflette il nostro rapporto con il progresso tecnologico. Da una parte, c’è la promessa di una vita più semplice, più efficiente, più connessa. Dall’altra, c’è il rischio che questa semplificazione sia accessibile solo a chi ha i mezzi per pagarla, creando un divario sempre più profondo tra chi può beneficiare del progresso e chi ne resta escluso.

Nel mio libro, ho usato il Taxgeddon come metafora per raccontare un disagio più grande: quello di sentirsi sopraffatti da un sistema che non sembra lasciare spazio all’umanità, ai bisogni individuali, alla speranza. E proprio questa parola, speranza, è quella che voglio recuperare. Perché anche nel mezzo di questa battaglia tecnologica, possiamo scegliere di costruire un futuro più equo, in cui la tecnologia sia davvero al servizio di tutti.

Sta a noi decidere se lasciare che queste guerre tra IA si trasformino in una lotta tra privilegiati e esclusi, o se invece possiamo usarle come occasione per ripensare le nostre priorità. 

Alla fine, non sono le macchine a lasciare indietro le persone, ma le scelte di chi le programma e di chi le usa. È qui che entra in gioco l’etica, tema centrale del nostro saggio Scrivere al Futuro.

L’etica non è un freno al progresso, ma una guida per garantire che nessuno venga escluso. In un mondo sempre più dipendente dall’intelligenza artificiale, non basta chiederci come usarla: dobbiamo capire perché lo facciamo e a chi porterà beneficio.

In Scrivere al Futuro, sottolineo l’importanza di una tecnologia trasparente, inclusiva e progettata per rispettare le diversità umane. Non è sufficiente creare algoritmi sofisticati; è fondamentale renderli strumenti di equità e non di esclusione. L’etica, quindi, non è solo una riflessione morale, ma una responsabilità concreta verso un futuro che includa tutti. 

"Non è il progresso a lasciare indietro le persone, ma la nostra incapacità di renderlo accessibile a tutti."

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