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Grande Fratello: Spettacolo o Distrazione?

La TV italiana tra grandi profitti e solidarietà: quanta trasparenza c’è davvero?

Con l’inizio della nuova edizione del Grande Fratello, milioni di spettatori si preparano a passare ore davanti agli schermi, immersi in un mix di intrighi, emozioni e colpi di scena. È indiscutibile: il format funziona, e la trepidazione per ogni nuova edizione lo dimostra. Ma mentre ci lasciamo coinvolgere dai racconti degli inquilini della casa più famosa d’Italia, sorge una domanda che non può essere ignorata: cosa fa davvero la televisione per chi è in difficoltà?

La televisione italiana è un'industria colossale. Secondo l’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo, nel 2022 il mercato televisivo italiano ha generato ricavi per circa 7,5 miliardi di euro. Una fetta consistente di questi introiti deriva dalla pubblicità, con Mediaset che ha raccolto circa 1,8 miliardi di euro solo in pubblicità nel 2022.

RAI, la televisione pubblica, ha percepito oltre 1,7 miliardi di euro di canone e introiti pubblicitari. In questo quadro, i grandi reality show come il Grande Fratello giocano un ruolo chiave: riescono a polarizzare l'attenzione del pubblico e attirare massicce entrate pubblicitarie, grazie alla loro popolarità e ai picchi di audience.

Cachet stellari e trasparenza sociale: I cachet dei protagonisti sono altrettanto rilevanti. Secondo diverse stime, i conduttori più famosi possono guadagnare fino a 500.000 euro per la conduzione di un reality show, mentre i concorrenti arrivano a percepire tra 50.000 e 100.000 euro per stagione. Cifre esorbitanti, che fanno riflettere su come questi introiti siano distribuiti in un mondo che chiede costantemente ai telespettatori di fare la propria parte con donazioni e raccolte fondi.

La TV italiana tra grandi profitti e solidarietà: quanta trasparenza c’è davvero?

E qui nasce il vero dilemma:
mentre noi spettatori veniamo chiamati a donare attraverso i numeri verdi e le campagne di solidarietà, quanto fanno le emittenti stesse? Perché non esiste una trasparenza effettiva su quanto i grandi network contribuiscono economicamente alle cause che promuovono in televisione? Non sarebbe più giusto e coerente, ogni volta che una trasmissione invita il pubblico a donare, indicare in sovrimpressione quanto il canale sta contribuendo per la stessa causa?

Le buone iniziative esistono, ma se ne parla poco: Certo, alcune iniziative meritevoli ci sono. RAI, ad esempio, ha sostenuto varie campagne umanitarie, come “Telethon”, che nel 2023 ha raccolto oltre 50 milioni di euro per la ricerca sulle malattie genetiche rare. Tuttavia, la maggior parte dei fondi proviene sempre dalle tasche degli italiani. Mediaset, da parte sua, ha promosso raccolte fondi per cause importanti come la ricostruzione post-terremoto o la ricerca sul cancro. Ma quanto di questi contributi viene donato dalle stesse emittenti, al di là della promozione pubblicitaria?

A fronte di profitti miliardari, i contributi diretti delle emittenti rimangono poco visibili. Ed è legittimo chiedersi: quanto di quello che vediamo è autentico e quanto è marketing?

La responsabilità sociale della TV, una provocazione: La televisione ha un’enorme influenza sulle nostre vite. Con milioni di spettatori quotidiani, i network hanno il potere di sensibilizzare il pubblico su questioni sociali importanti. Tuttavia, non basta limitarsi a promuovere campagne di raccolta fondi. La TV deve essere anche un esempio di trasparenza e responsabilità. È giusto che chi ha i mezzi economici più potenti contribuisca in modo concreto.

Una provocazione? Spegniamo la TV per un momento. Non per rinunciare all’intrattenimento, ma per protestare contro la TV spazzatura e l’incoerenza. Come consumatori, possiamo richiedere maggiore trasparenza. Perché, per ogni campagna di volontariato o di solidarietà, non viene indicato chiaramente quanto sta donando la rete stessa che la trasmette? Un gesto di trasparenza sarebbe un segnale forte, capace di ridare credibilità al sistema televisivo.

Verso un intrattenimento consapevole: Viviamo in un’epoca in cui nessuno dovrebbe essere "lasciato indietro". Mentre la TV può offrire divertimento e distrazione, ha anche il potere di fare molto di più: può educare, sensibilizzare e contribuire attivamente al miglioramento della società. Ed è proprio su questo punto che bisogna riflettere.

Come spettatori, abbiamo il diritto di richiedere una maggiore coerenza dai nostri media. Non dobbiamo limitarci a guardare passivamente: possiamo scegliere programmi più etici, supportare network che promuovono un reale impegno sociale e chiedere trasparenza sui contributi effettivi.

Forse il primo passo è davvero quello di spegnere la televisione, almeno per un momento. Non per abbandonare l’intrattenimento, ma per riflettere su come possiamo rendere la nostra visione del mondo – e del piccolo schermo – più giusta, più solidale e meno manipolata dal puro profitto.

In conclusione, la televisione ha un'enorme influenza, ma con il potere arriva anche la responsabilità (With great power comes great responsibility - Amazing Fantasy” nr. 15 del 1962, scritto da Stan Lee). 

Come spettatori, possiamo chiedere di più: più trasparenza, più coerenza, più responsabilità sociale. La TV dovrebbe non solo incassare, ma anche restituire. Spegniamo la TV per riflettere e poi riaccendiamola, pretendendo un intrattenimento che sia non solo coinvolgente, ma anche etico e giusto.

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